Livello A1
Unità 4
Arezzo sembra una città fatta apposta per imparare: possiamo imparare
tante cose, non solo se andiamo in questa bella Università ma perfino se
ci sediamo in un bar. Per esempio, possiamo imparare a ordinare
qualcosa in modo cortese. Ascoltate: SALIF: Prendi un’aranciata? FELA: Ma… veramente…no, grazie: preferisco un caffè. SALIF: Non devi prendere tanti caffè... Chiamo la cameriera. Scusi…? CAMERIERA: Buongiorno! SALIF: Buongiorno! Per favore, ci può portare un caffè e un’aranciata? Tu vuoi anche qualcosa da mangiare? FELA: Sì, grazie. Un cornetto. SALIF: Senta, il ragazzo prende anche un cornetto. Deve crescere. Grazie. CAMERIERA: Prego! Allora, vediamo un po’. Per richiamare l’attenzione della cameriera, Salif dice prima scusi, e poi senta. Ora, senta e scusi
(o anche mi scusi) sono due parole che usiamo per stabilire un contatto
con una persona a cui diamo del lei; se invece vogliamo parlare con
qualcuno a cui diamo del tu, allora usiamo senti e scusa (o anche scusami). Per esempio: Senti, Fela, andiamo al bar? oppure Scusa (oppure scusami), zio, dov’è Anna? Per chiedere qualcosa alla cameriera, Salif dice anche per favore. Per favore (o anche per cortesia) sono due espressioni gentili che aprono o chiudono una richiesta. Questa nostra lista continua con grazie e prego. Grazie è una parola che conoscete tutti; aggiungo solo che, al posto di grazie, possiamo anche dire molte grazie o tante grazie o mille grazie. A un grazie possiamo rispondere in due modi: o con prego, come fa la nostra cameriera, o con niente (oppure di niente, o anche di nulla).
Fine delle cortesie. Se ascoltiamo ancora i nostri amici, possiamo
imparare anche un’altra cosa e cioè il presente indicativo del verbo prendere. SALIF: Senta, il ragazzo prende anche un cornetto. Deve crescere. FELA: Come mai tu prendi l’aranciata? SALIF: Io prendo il caffè. L’aranciata è per te. SALIF: Domani noi due prendiamo l’autobus e andiamo all’Università!
Nelle scorse puntate abbiamo imparato il presente dei verbi in –are,
come, per esempio, lavorare o abitare. Ma in italiano esistono altri due
gruppi di verbi: i verbi in –ere, come, per esempio, prendere, o anche,
conoscere o vedere, e poi i verbi in –ire, come dormire o preferire.
Vediamo allora come funziona prendere: io prendo, tu prendi, lui o lei prende, noi prendiamo, voi prendete, loro prendono.
Come prendere funzionano tutti gli altri verbi di questo secondo gruppo
in –ere. Noi possiamo tranquillamente cambiare verbo ma la parte finale
(che si chiama desinenza) rimane sempre la stessa. Per esempio, se al
posto di prendere mettiamo vedere, il presente di vedere è assolutamente
uguale: io prendo > io vedo, tu prendi > tu vedi; lui o lei prende > lui o lei vede,
e così via. L’ultima cosa che possiamo imparare dalla visita dei nostri
amici ad Arezzo sono gli articoli determinativi. Che cosa sono questi
articoli determinativi? Sono parole brevissime che si mettono prima dei
nomi per precisarli meglio. Ascoltate: OLGA: … la leggenda della vera Croce… ANNA: …gli affreschi di Piero della Francesca… La leggenda, gli affreschi: queste due piccole parole, la e gli, sono articoli determinativi. Quali sono le forme degli articoli determinativi? Sono: Il, lo, la per il singolare. I, gli, le per il plurale. Come si adoperano? Il è maschile singolare, si adopera davanti a quasi tutti i nomi maschili singolari che cominciano con una sola consonante: il caffè il cornetto. Il plurale di il è i: i caffè, i cornetti. Lo
è anche lui maschile singolare e si adopera davanti ai nomi maschili
singolari che cominciano per s+ una consonante (come per esempio lo studente) e anche per z (come per esempio lo zio). Diciamo lo studente e lo zio. Il suo plurale è gli: gli studenti, gli zii. Se il nome che segue comincia per vocale (a, e, i, o, u) allora lo si riduce alla sola l’, con un apostrofo, e il suo plurale è sempre gli: l’impiegato, gli impiegati. La è femminile singolare e si adopera davanti a tutti i nomi femminili singolari che cominciano per consonante: la piazza, la ragazza, la zia. Il suo plurale è le: le piazze, le ragazze, le zie. Se il nome che segue la comincia per vocale, allora quel la si riduce alla sola l’ con l’apostrofo: l’aranciata, l’impiegata e il plurale è sempre le: le aranciate, le impiegate. Arrivederci alla prossima puntata! Nella puntata di oggi abbiamo visto e sentito: Le forme di cortesia: senta, scusi; senti, scusa; grazie e prego Il presente indicativo dei verbi in –ere: prendo, prendi, prende, prendiamo, prendete, prendono. Gli articoli determinativi: il, lo, la, i, gli, le.
Per usare l`italiano
Come si parla del passato? Prima di tutto, dobbiamo usare le parole che si riferiscono al passato:
POLIZIOTTO: Ha perso il suo permesso di soggiorno??? ....................................Quando?
KEVIN: Non lo so.
POLIZIOTTO: Ieri? una settimana fa? un mese fa? due mesi fa?
KEVIN: No, no. L’ho perso stamattina... o al massimo ieri.
Ieri è una parola che conoscete già; l’altroieri è il giorno prima di ieri. Stamattina è sempre oggi, ma è un momento passato rispetto a ora. Una settimana fa, un mese fa, un anno fa: tutte queste espressioni che finiscono con la parola fa
dicono quando è successa una cosa nel passato. Invece che “un mese fa”,
possiamo dire “il mese scorso”; se è passata una settimana, possiamo
dire “la settimana scorsa”:
ZOU: ........... Però la settimana scorsa ha spento il telefono.
Ma la cosa più importante, per parlare del passato, è usare i verbi al passato prossimo. Sentiamo:
OPERAIO: .......... Ho spostato questo divano cinque volte oggi
MARCIA: Che cos’hai fatto?
PAULINE: E ieri? Ha telefonato?
ANGEL: Ma no! Non abbiamo litigato!
PAULINE: Avete parlato?
SIGNORA: Sì, hanno portato i mobili …
Ho spostato, hai fatto, ha telefonato, abbiamo litigato, avete parlato, hanno portato: tutti i verbi che avete sentito sono passati prossimi.
Per fare il passato prossimo dobbiamo mettere insieme due verbi: il presente del verbo avere e il participio passato. Il presente di avere lo conosciamo già: io ho, tu hai, lui o lei ha, noi abbiamo, voi avete, loro hanno. A questo presente dobbiamo aggiungere un participio passato, proprio come fa Khadija:
MARCIA: ................. Hai rispettato il semaforo?................
Il participio passato dei verbi che finiscono in -are e in -ire è facile: basta togliere -re e mettere -to.
Il participio di rispettare è rispettato, il participio di parlare è parlato, il participio di dormire è dormito; il participio di finire è finito. Il participio passato dei verbi che finiscono in -ere è un po’ più complicato. Non c’è una regola che vada bene per tutti: per esempio, il participio passato di rispondere è risposto, di mettere è messo; di vedere è visto; di perdere è perso, oppure perduto, e così via:
MARCIA: ................. Hai risposto al cellulare durante la guida? Non hai messo le scarpe giuste
PAVEL: Ho visto una ragazza …
KEVIN: Ho perso il permesso di soggiorno.
Adesso possiamo usare di molti verbi i verbi in -are, in -ire, e anche in -ere. Il passato prossimo dei verbi in -are, come parlare è: io ho parlato, tu hai parlato, lui o lei ha parlato; noi abbiamo parlato, voi avete parlato, loro hanno parlato. Nello stesso modo funzionano rispettare, superare, litigare:
MARCiA: Non hai rispettato lo stop vero? Hai superato il limite di velocità?
MARCIA: Ah, ecco! Avete litigato vero?
Il passato prossimo dei verbi in -ire, come sentire è: io ho sentito, tu hai sentito, lui o lei ha sentito; noi abbiamo sentito, voi avete sentito, loro hanno sentito. Nello stesso modo funzionano capire e investire:
POLIZIOTTO: Ho capito, ho capito, lei è una persona molto precisa...
MARCIA: Oh no! hai investito qualcuno?
Il passato prossimo di alcuni verbi in -ere, come avere, è: io ho avuto, tu hai avuto, lui o lei ha avuto; noi abbiamo avuto, voi avete avuto, loro hanno avuto:
MARCIA: Hai avuto un incidente?.............
PAVEL: .......... Sì, stamattina ho avuto un piccolo incidente...
A proposito del verbo avere: fate attenzione, perché il passato prossimo di alcuni verbi non si forma col presente di avere, ma col presente di essere. Ma di questo parleremo nella prossima puntata.
Per usare l`italiano
Anche in questa puntata vediamo come si parla del passato. Le parole che si riferiscono al passato le conosciamo già: ieri, la settimana scorsa, un mese fa, l’altr’anno. Conosciamo anche le forme del passato prossimo, per esempio: ho capito, abbiamo sbagliato, avete finito.
ZOU: Ah ecco, ho capito.
PAVEL: ................. Dove abbiamo sbagliato?
GIUSEPPE: Avete finito.
Attenzione, però. Alcuni verbi non formano il passato prossimo col presente di avere, ma con il presente di essere. Sentiamo:
ANGEL: Sono andato a Madrid, Berlino, Lisbona …
JULIA: A Parigi?
ANGEL: Ci sei stata?
GIUSEPPE: ........... siamo andati avanti insieme …
Avete sentito? Sono andato, Sei stata, Siamo andati sono passati prossimi formati con il presente di essere e il participio passato. Adesso, sentiamo tutto il passato prossimo di uno di questi verbi, per esempio arrivare: io sono arrivato o io sono arrivata, tu sei arrivato o tu sei arrivata, lui è arrivato ma anche lei è arrivata, noi siamo arrivati e noi siamo arrivate, voi siete arrivati ma anche voi siete arrivate, loro sono arrivati e loro sono arrivate.
KEVIN: Sì, sono arrivato fin qui
KHADIJA: Ragazzi, sono arrivata!
PAVEL: Guarda dove sei arrivato!
ZOU: A che ora sei arrivata?
KEVIN: Giuseppe è arrivato molto più avanti …
ZOU: .......... È arrivata la paura dell’esame
KEVIN: Sì, siamo arrivati a un buon punto
GIOVANNA Siamo arrivate in tempo?
GIUSEPPE: ........ Siete arrivati alla fine.
KHADIJA: ........ Le mie cugine sono arrivate.
GIUSEPPE: ........ Forse sono arrivati anche i ragazzi.
GIUSEPPE: .............. Khadija viene a festeggiare con noi insieme a Julia, Pauline, Marcia, forse sono già arrivate tutte.
Ecco una cosa nuova e importante: quando il passato prossimo si forma con essere,
il participio cambia, e si comporta come un aggettivo: concorda con il
soggetto, cioè diventa singolare o plurale, maschile o femminile,
proprio come il nome che accompagna. Ascoltate, per esempio il passato prossimo di arrivare. Quando il soggetto è Zou, un uomo, il passato prossimo è io sono arrivato:
ZOU: Certo che sono arrivato!
Quando il soggetto è Pauline, una donna, il participio cambia: io sono arrivata:
PAULINE: Io sono arrivata un’ora fa
Quando il soggetto sono Pavel e Kevin, due uomini, il participio passato cambia ancora: voi siete arrivati:
GIUSEPPE: ............ Siete arrivati alla fine
E cambia anche quando il soggetto sono le cugine di Khadiha, un gruppo di donne: loro sono arrivate:
KHADIJA: ...........Le mie cugine sono arrivate.
Adesso, anche noi siamo arrivati. Siamo arrivati alla fine di Cantieri d’Italia!
Livello A1
Unità 1
Livello A1
livello elementare A1, per chi comincia a studiare l'italiano
Comprendere e utilizzare espressioni familiari di uso quotidiano e
formule molto comuni per soddisfare bisogni di tipo concreto. Presentare
se stesso/a e altri, porre domande su dati personali e rispondere a
domande analoghe (il luogo dove abita, le persone che conosce, le cose
che possiede). Interagire in modo semplice purché l’interlocutore parli
lentamente e chiaramente e sia disposto a collaborare
Livello A1
Unità 1
Livello A1
livello elementare A1, per chi comincia a studiare l'italiano
Comprendere e utilizzare espressioni familiari di uso quotidiano e
formule molto comuni per soddisfare bisogni di tipo concreto. Presentare
se stesso/a e altri, porre domande su dati personali e rispondere a
domande analoghe (il luogo dove abita, le persone che conosce, le cose
che possiede). Interagire in modo semplice purché l’interlocutore parli
lentamente e chiaramente e sia disposto a collaborare
CERCA:
La nonna disse a me di non uscire.
Grandmother told me not to leave.
- The unstressed (atone) forms of Italian personal pronouns (which can never be accompanied by prepositions) are used as follows:
»
lo,
la,
li, and
le act as the direct object
Mi piace questo abito, lo compro!
I like this dress, I am buying it!
Non la voglio vedere!
I do not want to see it!
Ho bisogno dei tuoi sci, te li restituirò a fine mese.
I need your skis, I will return them to you at the end of the month.
Le tue scuse non le voglio.
I do not want your apologies.
NOTE:
lo can refer to a thing with the same meaning as
ciò:
Lo (ciò) diedi a lui.
I gave that to him.
»
gli and
le serve as the direct complement
Le (a lei) vorrei dare un consiglio.
I would like to give her advice.
Gli (a lui) donai tutti i miei averi.
I gave him all my possessions.
NOTE:
gli replaces
a loro, but only in colloquial speech.
Mi telefonarono, ma gli dissi di non venire.
They called me, but I told them not to come.
»
mi,
ti,
si,
ci,
vi, and
si replace both the direct object and the direct complement
La mamma ci [complemento oggetto] bacia spesso.
Our mother kisses us often.
Ci [complemento di termine] diede vitto e alloggio.
He gave us food and shelter.
»
mi,
ti,
si,
ci,
vi, and
si are also called
reflexive pronouns (
pronomi riflessivi) when they reflect the action expressed by the verb back to the subject who performs it
Io mi lavo.
I wash myself.
Noi ci pettiniamo.
We comb our hair.
Il pugile si difende.
The boxer defends himself.
NOTE: The tonic form of
se is
sé and is often reinforced by the pronoun
stesso; in which case the diacritical mark is often eliminated.
Pensò tra sé di essere nel giusto.
He thought himself right.
Crede molto in sé (se) stesso.
He really believes in himself.
»
ne replaces
complementi di specificazione (prepositional phrases of specification) and
complementi di separazione (prepositional phrases of separation).
Ce ne (di lui/di loro/di ciò) parlò l'anno scorso.
We spoke with him last year / We spoke with them last year / We spoke about it last year.
Non ci (lì/là/qui/qua) sono.
There are none (there/here).
Vi (lì/là/qui/qua) andremo domani.
We are going (there/here) tomorrow.
Ce ne (lì/là/qui/qua) andammo subito.
We left immediately.
Me lo disse = Mi disse ciò.
He told me it.
Ve la spedii = Vi spedii essa (la lettera).
I sent you the letter.
- When gli followed by another personal pronoun the letter e is appended and it is combined with esso to form the terms glielo, gliela, glieli, gliele, gliene; in this case gli applies to both genders:
Glielo regalai. = A lui/lei (gli) regalai ciò (lo).
I gave it to him.
Gliela mandai. = A lui/lei (gli) mandai lei (la).
I sent it to him.
Gliene parlai. = A lui/lei (gli) parlai di ciò (ne).
I told him it.
Forms of Courtesy
In Italian, when addressing a person of high regard, use the polite form, which is expressed by the personal pronouns
Lei,
Ella,
Loro,
Voi, and
Noi. The initial letter is capitalized; nowadays, however, there is a tendency to use all lowercase.
- Lei is used both for the masculine and the feminine singular:
Lei, signor Antonioni, è veramente cortese.
Mr. Antonioni, you are really gracious.
Lei, signora Milani, è stata certamente informata per tempo.
Miss Milani, you were certainly informed in time.
- Ella refers to people of great importance for both sexes:
Sua Eccellenza, Ella è attesa dal presidente.
His Excellency, you are expected by the President.
- Loro (which is invariable), is used when referring to two or more people:
Come Loro già sapranno, la seduta è stata rinviata.
As you already knew, the session was postponed.
- La, Le, and Li are unstressed personal object pronoun forms of courtesy:
La (lei) pregherei di rispondere al più presto.
Would you please respond as soon as possible.
Signora Rossi, come Le (a lei) ho già detto, può contare su di me.
Miss Smith, as I have already said, you can count on me.
- Voi, with the corresponding unstressed form Vi, is used almost exclusively in business correspondence:
Come Voi già saprete, la richiesta risulta inevasa.
As you already know, the request is unanswered.
Vi comunico con la presente il ricevimento della fattura…
I inform you with this receipt of this invoice ...
- Noi is used as a plural form of courtesy, rather than io, in an understatement:
Noi pensiamo che ciò sia giusto.
We think this is right.The adjective agrees in gender and number with the subject to which it refers:
Lei è spiritoso, signor Belli.
Mr. Belli, you are witty.
Lei è troppo modesta, signora.
You are too modest, madam.
Loro sono veramente premurosi, signori.
Gentlemen, you are very considerate,.
Adjectives, much like possessive pronouns, when used in the polite form usually require a capital letter:
Sua Eccellenza, mi consenta di ricordarLe che la seduta inizierà alla 10.
His Excellency, let me remind you that the session will begin at 10.
Apprezzo la Sua premura, ma non posso proprio accettare.
I appreciate your concern, but I just cannot accept.
In risposta alla Vostra (Vs) lettera vi confermo la spedizione della merce.
In response to your letter I can confirm the shipment of goods.